8 febbraio 2011

Scacchi e alcool

90 - Scacchi e alcool


Non sono rari i casi in cui un talento scacchistico è stato offuscato dallo smodato uso di vino o liquori di vario tipo.
Alfred de Musset, notissimo scrittore e frequentatore assiduo della Régence , morì a circa quarant'anni a causa dell'assenzio (che lui aveva battezzato "la fata verde") che ingurgitava in dosi massicce, senza tuttavia che il suo gioco ne risentisse troppo (era sicuramente della forza di un Maestro dell'epoca).
Verso la metà dell'Ottocento si ebbe il penoso caso di Cecil De Vère, fortissimo giocatore britannico che svolgeva la professione di giornalista presso un noto quotidiano londinese. Quando i medici gli diagnosticarono la tubercolosi (malattia fatale molto diffusa in quel secolo) iniziò a bere, fino a farsi licenziare dal giornale al punto che amici e conoscenti si accordarono per una colletta che gli consentisse di trasferirsi in una località marina. Tale trasferimento, tuttavia, non gli giovò molto, e si spense a trent'anni, consumato dal male.
Se quello di De Vère è un caso particolare (prima del fatale verdetto non era stato un grande bevitore), tutt'altro che particolare fu il caso di Mason, il giocatore di origine irlandese che, trasferitosi negli Stati Uniti, si rivelò come uno dei migliori giocatori della seconda metà del XIX secolo.
Nel corso dei tornei che Mason disputò ci fu sempre quello che, a mezza voce, i colleghi definivano il "Mason's Day" , il giorno in cui questo fortissimo giocatore non riusciva a resistere al richiamo della bottiglia e si presentava - quel giorno e a volte anche il seguente - davanti alla scacchiera pieno di whisky fino agli occhi. Risultato e classifica, ovviamente, ne risentivano in modo disastroso.
Steinitz non beveva, ma nel corso del suo match con Zukertort col titolo mondiale in palio approfittava largamente dello champagne che gli organizzatori mettevano a sua disposizione. "Fortifica i nervi" diceva. La sua demenza senile, comunque, non fu il prodotto dell'abuso di alcool.
Blackburne era famoso, oltre che per la sua tremenda forza di gioco, anche per la sua incredibile capacità di reggere il whisky. All'inizio di una simultanea presso una università britannica, gli studenti che dovevano affrontarlo gli fecero trovare, all'inizio e alla fine del tavolo, due bottiglie di ottimo whisky: giocò, vinse tutte le partite, e si scolò entrambe le bottiglie fino all'ultima goccia. E' da notare che il padre di Blackburne era un predicatore della Lega per la Temperanza...
E' noto che Alekhine, al tempo del suo match (1935) contro Euwe, dove il titolo mondiale passò all'olandese, si presentò alcune volte davanti alla scacchiera malfermo sulle gambe, cosa che, per stessa ammissione del campione detronizzato, fu da imputare anche all'eccesso di alcool.
Un Grande Maestro sovietico, Alexandr Tolush, trovò i suoi limiti proprio nell'abuso di vodka, e un Grande Maestro svedese, Gosta Stoltz, morì prima dei sessant'anni col fegato distrutto dall'abuso di liquori di vario tipo.
Ma questa notizia ci porta direttamente all'argomento del post n° 91.....

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