31 maggio 2013

Gambetti, travi e pagliuzze

122 - Gambetti, travi e pagliuzze

Vorrei, senza alcun spirito polemico, porre fine ad una insistente, seccante e ridicola diatriba scoppiata negli ultimi tepi a proposito di due miei articoli pubblicati sul miglior sito scacchistico italiano: SoloScacchi, un sito aperto (purtroppo) a tutti i commenti in arrivo, compresi quelli di individui rivelanti una intima frustrazione dalla quale non riescono a liberarsi.
I fatti.
Il sottoscritto, da anni, visita l'interessante sito di Winter, nel quale vengono pubblicate notizie sicuramente interessanti, curiosità seminascoste o dimenticate, foto, immagini, eccetera. Per uno scacchista, una vera cuccagna, sulla quale, tuttavia, Winter vanta un più o meno fondato copyright. Generalmente, raccolgo e stampo parecchio materiale, che va ad aggiungersi al già raccolto materiale degno, a mio avviso, di pubblicazione.
Recentemente, ho commesso l'errore di pubblicare un paio di articoli (uno di carattere biografico e l'altro di carattere "tecnico") il cui contenuto è stato giudicato "copiato" dal sito di Winter, ed in effetti, rileggendoli, ho forse esagerato nella letterale traduzione da tale sito (ma il "pezzo" sarebbe risultato poco informativo o poco leggibile); resta il fatto che, scrivendoli, non credo di aver danneggiato qualcuno tanto meno il suddetto Winter.
Ed ecco che salta fuori il solito squallido troll, il quale informa Winter della mia presunta violazione del presunto copyright, e scoppia la grana. Questo troll, ovviamente, NON SI FIRMA, ma si cela dietro un paio di nickname ("Anonimo" e "Pedone Avvelenato"), ed alla fine salta fuori che si tratta di un italiano che si diletta di creare casini fine a se stessi.
A questo punto, scrivo su questo blog un articolo intitolato "Beati i poveri", in risposta al suddetto frustrato che, da qui in avanti, chiamerò "Maximus" (appellativo scelto a caso). In tale articolo, che risale a qualche giorno addietro, mi sono divertito a tendere una piccola ed innocente trappola a Maximus, trappola nella quale il Nostro è caduto, sprofondando nel ridicolo (almeno ai miei occhi).
Ho scritto che i Romani decretavano "maximum jus maxima injuria" e non potevo attendermi altro che una mail di risposta da parte di Maximus, il quale mi accusa di usare uno pseudolatino, accennando al fatto che la lettera " j " non esisteva nell'alfabeto latino e che la citazione doveva quindi essere scritta "maximum ius maxima iniuria". Gli ho risposto chiedendo scusa per il mio vezzo di usare la " j " (non tutti hanno studiato il latino, e la mia grafìa tendeva a sottolineare l'étimo) ed informandolo del fatto che l'alfabeto latino non contemplava la " u ", che Maximus invece affermava dover essere usata. In effetti, volendo conservare la "latinità" della scrittura, si sarebbe dovuto scrivere: MAXIMVM IVS MAXIMA INIVRIA, come ci testimoniano innumerevoli scritte dell'epoca. Questo mio "gambetto" ha avuto successo.
In più, mi piove addosso un'accusa di blasfemìa basata sull'interpretazione dell'espressione "beati i poveri di spirito" o "beati i poveri in spirito", ed anche in questo caso sono stato costretto a ricordargli che il Discorso della Montagna ci è giunto grazie a testi redatti in greco o, meglio ancora, in aramaico, lingua che usa il termine "anawim", sul quale ci si potrebbe dilungare, ma che tenderebbe, a sentire i maggiori esperti della materia, a creare un sinonimo tra "ignoranza" e "felicità".
Mi scuso dello scarso interesse che quanto ho scritto può suscitare, ma sarebbe ora che gli individui come Maximus si rinchiudessero nel loro guscio di frustrazione senza rompere i cosiddetti a coloro che, senza alcuna malafede e in totale allegria, vorrebbero parlare, raccontare e discutere di scacchi.
Et de hoc satis (e qui, caro Maximus, non c'è copyright).  

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