4 luglio 2013

124 - Altro semisconosciuto

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Il 14 febbraio 1845 nasceva a Montrose, una cittadina di poche migliaia di abitanti situata nella contea scozzese di Angus, Cecil Valentine Brown, e la madre non rivelò ad alcuno chi fosse il padre del neonato. Ancora adolescente, il ragazzo cambiò il proprio nome in Cecil Valentine De Vere (che forse era il cognome del padre) e, all'età di 12 anni, si stabilì a Londra, dove apprese il gioco e prese lezioni sia da Boden che dal giocatore irlandese Francis Burden.
La prima notizia scacchistica che lo riguarda è datata 20 dicembre 1861, sul The Era , in occasione di una simultanea tenuta da Louis Paulsen. Lowenthal, che assisteva alla manifestazione, scrisse di essere rimasto impressionato dall'abilità del ragazzo "tredicenne" , il che lascrebbe credere che Cecil fosse nato nel 1848.
A 15 anni De Vere era già un abituale frequentatore del Simpson's Divan , il tempio degli scacchi londinesi, e fu in questo locale  che conobbe il reverendo MacDonnell, il quale, descrivendolo fisicamente parecchi anni dopo, lo definì "un Adone".
Nonostante i suggerimenti di parecchi giocatori rifiutò sempre di studiare la teoria delle aperture; giocava con rapidità, e si comportava con estrema correttezza. Steinitz lo ricorda come un giocatore "highly chivalrous" , che evitava di vagare con la mano sulla scacchiera prima di muovere, che non sbatteva mai i pezzi sulla casa di arrivo e che non esultava quando vinceva. I suoi modi erano estremamente gentili e tale caratteristica, unitamente alla sua notevole abilità sulla scacchiera, gli procurò ammiratori ed amici.
Verso la fine del 1865 disputò un match con Steinitz, il quale gli concedeva "Pedone e tratto" , ed il ventenne scozzese battè il futuro campione mondiale col risultato finale di 7 vittorie, 2 patte e 3 sconfitte.
L'anno seguente (1866) venne disputato il torneo "Challenge Cup" , che ancora oggi viene considerato il primo campionato ufficiale britannico, e De Vere si impose davanti ad un agguerrito campo di concorrenti. I suoi ventuno anni di età costituirono un record per un campione britannico, record che resistette per oltre un secolo, fino a quando Nigel Short vinse lo stesso titolo a 19 anni (1984). Fu in quel periodo che lo raggiunse la notizia della morte della madre, "l'unica persona che si sia presa cura di me", e la perdita lo fece sprofondare in una grave depressione. Grazie alla modesta eredità lasciatagli dalla madre decise di rinunciare all'impiego che Burden gli aveva procurato presso i Lloyds; non cercò altre occupazioni, e continuò a giocare a scacchi. Tornò in Scozia per partecipare al torneo di Dundee, città non lontana dal suo luogo di nascita, e nei momenti di pausa compì lunghe passeggiate sulle colline in compagnia del reverendo MacDonnell, il quale ebbe l'impressione che "una nuvola nera era discesa su di lui".
Nel 1867 lo troviamo al torneo internazionale di Parigi, dove si classificò al quinto posto, e a cavallo del Capodanno 1868-69 fu primo a pari merito con Blackburne al secondo campionato britannico, perdendo tuttavia il match di spareggio. Nel 1870 si iscrisse al grande torneo di Baden-Baden, sicuramente il più forte torneo europeo giocato fino ad allora, e si classificò al sesto posto, mentre al Casino - dove si giocava - giungevano gli echi delle cannonate della guerra franco-prussiana.
E' quasi certo che il senso di profonda disperazione che lo stava dominando fosse dovuto al fatto che i medici gli avevano diagnosticato la tubercolosi. Iniziò a bere in quantità sempre crescenti, e viveva grazie all'aiuto di amici scacchisti, fino a quando Boden decise di rinunciare in suo favore alla redazione della rubrica scacchistica che The Field pubblicava regolarmente; poteva essere un modesto aiuto finanziario, ma la direzione del giornale, dopo pochi mesi, decise di togliergli l'incarico (che venne poi affidato a Steinitz) a causa della sua indolenza e del continuo stato di ubriachezza.
Nel 1874 il suo stato di salute ebbe un improvviso e violento aggravamento. Camminava a fatica e mangiava pochissimo, e gli amici decisero di pagargli un soggiorno a Torquay, una rinomata località balneare del Devon, in Cornovaglia, con la speranza che la cosiddetta "frustata dell'Atlantico" potesse giovargli, ma era troppo tardi: cinque giorni prima del suo trentesimo compleanno morì, ed agli amici non rimase altro che compiangerlo in una lapide che, tuttavia, non venne mai posta sulla tomba. Steinitz, nel necrologio, ricordò la innata genialità di De Vere, purtroppo trascurata, definendolo "second to no man, living or dead". 

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16 giugno 2013

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123 - Speriamo che sia l'ultima...

Mi scuso innanzitutto per il troppo lungo silenzio, dovuto a problemi di salute. Che io sia "ignorante" è cosa ovvia: ignoro, infatti, tantissime cose, ma ricordo abbastanza bene, anche a distanza di una sessantina d'anni, ciò che appresi dai Padri Barnabiti frequentando il Collegio San Luigi di Bologna, e cioè che l'alfabeto latino non contemplava la " U " , che si iniziò ad usare in età imperiale al fine di caratterizzare graficamente una esistente differenziazione fonetica. Anche durante il regime mascelluto e stivaluto si rispettava la "romanità" di detto regime scrivendo, correttamente, DVX (e non DUX).
Per quanto riguarda la mia "maleducazione", probabilmente avrò evidenziato tale difetto in alcuni casi (o in parecchi, se preferite), e me ne scuso. Non vedo, tuttavia, "maleducazione" in quanto ho scritto in questo blog o in altre sedi, visto che mi sono limitato ad esporre considerazioni personali delle quali sono fermamente convinto e che qui ribadisco.
Fa parte della "educazione", comunque, firmare i propri scritti con nome e cognome.
P.S. Non conosco e non mi interessa conoscere quanto scritto dagli amici di SoloScacchi, ed informo il mio plurianonimo interlocutore del fatto che, essendo pensionato a poco più di 600 euro mensili, non sarò in grado di fronteggiare una Sua eventuale offesiva giudiziaria garantita, a quanto egli afferma, da una Sua florida situazione patrimoniale.
Un abbraccio a tutti e... speriamo che finisca qui.
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31 maggio 2013

Gambetti, travi e pagliuzze

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122 - Gambetti, travi e pagliuzze

Vorrei, senza alcun spirito polemico, porre fine ad una insistente, seccante e ridicola diatriba scoppiata negli ultimi tepi a proposito di due miei articoli pubblicati sul miglior sito scacchistico italiano: SoloScacchi, un sito aperto (purtroppo) a tutti i commenti in arrivo, compresi quelli di individui rivelanti una intima frustrazione dalla quale non riescono a liberarsi.
I fatti.
Il sottoscritto, da anni, visita l'interessante sito di Winter, nel quale vengono pubblicate notizie sicuramente interessanti, curiosità seminascoste o dimenticate, foto, immagini, eccetera. Per uno scacchista, una vera cuccagna, sulla quale, tuttavia, Winter vanta un più o meno fondato copyright. Generalmente, raccolgo e stampo parecchio materiale, che va ad aggiungersi al già raccolto materiale degno, a mio avviso, di pubblicazione.
Recentemente, ho commesso l'errore di pubblicare un paio di articoli (uno di carattere biografico e l'altro di carattere "tecnico") il cui contenuto è stato giudicato "copiato" dal sito di Winter, ed in effetti, rileggendoli, ho forse esagerato nella letterale traduzione da tale sito (ma il "pezzo" sarebbe risultato poco informativo o poco leggibile); resta il fatto che, scrivendoli, non credo di aver danneggiato qualcuno tanto meno il suddetto Winter.
Ed ecco che salta fuori il solito squallido troll, il quale informa Winter della mia presunta violazione del presunto copyright, e scoppia la grana. Questo troll, ovviamente, NON SI FIRMA, ma si cela dietro un paio di nickname ("Anonimo" e "Pedone Avvelenato"), ed alla fine salta fuori che si tratta di un italiano che si diletta di creare casini fine a se stessi.
A questo punto, scrivo su questo blog un articolo intitolato "Beati i poveri", in risposta al suddetto frustrato che, da qui in avanti, chiamerò "Maximus" (appellativo scelto a caso). In tale articolo, che risale a qualche giorno addietro, mi sono divertito a tendere una piccola ed innocente trappola a Maximus, trappola nella quale il Nostro è caduto, sprofondando nel ridicolo (almeno ai miei occhi).
Ho scritto che i Romani decretavano "maximum jus maxima injuria" e non potevo attendermi altro che una mail di risposta da parte di Maximus, il quale mi accusa di usare uno pseudolatino, accennando al fatto che la lettera " j " non esisteva nell'alfabeto latino e che la citazione doveva quindi essere scritta "maximum ius maxima iniuria". Gli ho risposto chiedendo scusa per il mio vezzo di usare la " j " (non tutti hanno studiato il latino, e la mia grafìa tendeva a sottolineare l'étimo) ed informandolo del fatto che l'alfabeto latino non contemplava la " u ", che Maximus invece affermava dover essere usata. In effetti, volendo conservare la "latinità" della scrittura, si sarebbe dovuto scrivere: MAXIMVM IVS MAXIMA INIVRIA, come ci testimoniano innumerevoli scritte dell'epoca. Questo mio "gambetto" ha avuto successo.
In più, mi piove addosso un'accusa di blasfemìa basata sull'interpretazione dell'espressione "beati i poveri di spirito" o "beati i poveri in spirito", ed anche in questo caso sono stato costretto a ricordargli che il Discorso della Montagna ci è giunto grazie a testi redatti in greco o, meglio ancora, in aramaico, lingua che usa il termine "anawim", sul quale ci si potrebbe dilungare, ma che tenderebbe, a sentire i maggiori esperti della materia, a creare un sinonimo tra "ignoranza" e "felicità".
Mi scuso dello scarso interesse che quanto ho scritto può suscitare, ma sarebbe ora che gli individui come Maximus si rinchiudessero nel loro guscio di frustrazione senza rompere i cosiddetti a coloro che, senza alcuna malafede e in totale allegria, vorrebbero parlare, raccontare e discutere di scacchi.
Et de hoc satis (e qui, caro Maximus, non c'è copyright).  
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26 maggio 2013

Beati i poveri ....

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121 - Beati i poveri in spirito .....

Perchè scomodare i Vangeli in un blog scacchistico? Ho deciso di farlo perchè, costretto come sono a giocare soltanto su Internet, ho scoperto che vi sono persone che si rivelano "poveri in spirito" in massimo grado e, incapaci di vivere per ciò che sono e capaci unicamente di "felicità negativa", producono risultati a volte sgradevoli. E mi spiego.
E' molto raro, se non impossibile, trovare nel gioco a tavolino un giocatore che, constatata senza alcun dubbio l'incombente sconfitta, stia immobile davanti alla scacchiera fino a quando il suo tempo non sia scaduto. E', al contrario, frequente il caso di un giocatore che, su Internet, posto di fronte ad una inevitabile sconfitta - con il Re nudo contro Re e Regina dell'avversario, tanto per fare un eclatante esempio - sceglie l'immobilità assoluta nella speranza di una disconnessione del giocatore vincente, oppure di uno scatto d'impazienza di quest'ultimo. Se si gioca a 15 minuti e, dopo 3 minuti di gioco, questi squallidi tipi vengono minacciati da un inevitabile matto in una mossa, essi sono capaci di far trascorrere il tempo residuo nella totale inattività, dapprima proponendo la patta e, al rifiuto, proponendo l'annullamento della partita, e davanti all'ulteriore rifiuto, non replicano con lo sportivo "abbandono", ma vi tengono inchiodati davanti allo schermo mentre il loro tempo scorre lentamente fino ad esaurirsi.
Persone assolutamente incapaci di ammettere la loro (in quella particolare occasione) inferiorità tecnica, che essi interpretano, deformandone il significato, in "inferiorità morale", rivelandosi, appunto, "poveri in spirito". Potrebbero essere parzialmente giustificati se da tale comportamento venisse a loro qualche vantaggio, ma non è questo il caso.
Questi squallidi tipi usano "le regole" in senso assolutamente negativo e, incapaci di accettare la loro condizione, si "vendicano" di colui che ha fatto affiorare tale condizione insultandolo o costringendolo a "rispettare le regole", cioè l'inutile trascorrere di tutto il tempo a loro disposizione.
Tuttavia, le "regole" esistono, ma oltre al loro rispetto DEVE esistere anche una chiave di interpretazione dettata dal buon senso e, soprattutto, dal RISPETTO dell'altro. "Summum jus summa injuria" dicevano i Romani, ed avevano perfettamente ragione.
In più, visto che su Internet c'è il lecito e consolidato uso di impiegare un nickname (ne ho uno anch'io, ovviamente), tali squallidi tipi si trincerano dietro di esso. Alcune volte ho tentato di sapere (quando risultavano di nazionalità italiana) quale fosse il loro vero nome, tanto per parlarci a viso aperto ed evitare quello che, per loro, è il "rispetto delle regole" (nel caso citato, una inutile perdita di tempo per entrambi), ma è stato inutile e, addirittura, ho avuto come risposta un insulto o la proposta di disputare un'altra partita, proposta che ho fermamente respinto, volendo evitare che la faccenda si ripetesse con ulteriore perdita di tempo.
In definitiva, essi godono, non potendo farlo in altro modo, della sofferenza altrui e sono paragonabili a quegli stupidi hacker da strapazzo (ne conosco uno, purtroppo) che si divertono a seminare virus sui computer di perfetti sconosciuti, vantandosi poi di tale comportamento.
Tali squallidi individui, esemplari di una razza per nostra disgrazia NON in via di estinzione, hanno tuttavia una intima consolazione: sanno che entreranno nel Regno dei Cieli.
Beati loro.....
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19 maggio 2013

Cambridge Springs 1904

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120 - Cambridge Springs 1904

Quando venne annunciata l'organizzazione di un grande torneo internazionale per la primavera del 1904 nella cittadina di Cambridge Springs (Pennsylvania), posta poche decine di chilometri a sud del lago Erie e che vanta l'inutile onore di essere a metà strada tra New York e Chicago - come una grande targa ricorda al viaggiatore - , la stampa scacchistica presentò la manifestazione come "un confronto tra Europa e Stati Uniti".
Gli inviti inviati nel Vecchio Mondo ebbero risposte positive da parte di sette giocatori, tra i quali il campione mondiale Emanuel Lasker, mentre i 16 posti programmati vennero colmati da nove giocatori americani. Si affermò che "sarebbero stati presenti sette tra i dieci migliori giocatori del mondo", ma, considerando che mancavano all'appello grossi calibri come Tarrasch, Gunsberg, Blackburne, Maròczy (tanto per citarne alcuni), l'affermazione appare azzardata.
La sede di gioco era il Rider Hotel, un enorme edificio liberty appena terminato e che dominava la cittadina dall'alto di una collina. Il fondo per le spese ed il monte premi venne stanziato principalmente da William Rider Jr. e dalla compagnia ferroviaria Erie Railroad Company. Non mancarono, tuttavia, contributi da parte di diversi circoli scacchistici, e da parte di Isaac Rice, il miliardario inventore del "suo" gambetto. Il barone Albert de Rothschild contribuì con 100 dollari al fine di assegnare i premi di bellezza.
I giocatori europei si imbarcarono sulla steamship "Pretoria" e sbarcarono a New York, dove vennero accompagnati in un giro turistico della città. Per loro era anche programmata per il 19 di aprile una visita a Washington ed un ricevimento alla Casa Bianca con la presenza del presidente Theodore Roosevelt, ma questa cerimonia saltò (forse "Teddy" stava preparando una delle sue spedizioni di caccia grossa...). Poi, via verso la sede del torneo, che da mesi si stava preparando per l'avvenimento e che accolse tutti i partecipanti col solito profluvio di discorsi e di festeggiamenti.
Il ventisettenne americano Frank Marshall ebbe un ruolino di marcia impressionante, risultando al termine come l'unico imbattuto. Vediamo la classifica finale:
Marshall 13 su 15 (quattro patte con Lasker, Marco, Cigorin e Napier)
Janowski e Lasker 11 (il primo battuto tre volte ed il secondo due volte)
Marco 9 (due sconfitte da Mieses e Teichmann)
Showalter 8 1/2
Schlechter e Cigorin  7 1/2
Mieses e Pillsbury 7 (l'americano era già avviato sul viale del tragico tramonto)
Fox e Teichmann 6 1/2
Napier e Lawrence 5 1/2
Barry e Hodges 5
Delmar 4 1/2 a chiudere il tabellone.
L'inattesa vittoria di Marshall (che si aggiudicò anche due premi di bellezza) segnò l'inizio di una formidabile carriera che lo vide, tra l'altro, campione degli USA per ben 27 anni.
William Rider morì l'anno seguente, e la manifestazione, che aveva dimostrato la superiorità degli europei sugli americani (successo di Marshall a parte), non venne ripetuta come era nel programma dell'organizzazione.
Un parziale recupero delle spese avvenne tramite la vendita degli otto set (scacchiera, pezzi ed orologio) impiegati dai giocatori; ogni set era accompagnato da un certificato di autenticità firmato dai sedici partecipanti; il materiale venne acquistato da otto appassionati americani.
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15 maggio 2013

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118 - Zugzwang

"Zugzwang" è un termine molto utile. Talvolta mi fa pensare alla storia di quel tale che aveva appena passato un rasoio sulla gola del nemico, il quale disse: "Non mi hai tagliato". La risposta di colui che impugnava il rasoio fu: "Aspetta fino a quando girerai la testa, poi te ne accorgerai".

W.E. Napier
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119 - Non solo Harry .....

Chi non conosce Harry Potter? E chi, al contrario, conosce William Norwood Potter?
Nasce a Londra nel 1840, ed esercita la professione di impiegato presso uno studio legale. La sua passione per gli scacchi è continuamente soffocata dai suoi impegni lavorativi, e, in effetti, la sua carriera scacchistica è decisamente povera e si restringe ad una attività puramente londinese, ma ciò non significa che i risultati da lui ottenuti sulla scacchiera siano trascurabili.
Provo a riassumerli, sperando che il lettore non sia vinto dal tedio.
Nel 1871, schierato dal Westminster Club nella squadra che affronta il City of London, batte con facilità tale Belaiev, e quello stesso anno, in un torneo handicap del City of London, batte Shedlock (2-0) dandogli una Torre di vantaggio, poi batte Beardsell col medesimo risultato dandogli Pedone e due mosse, ripete, lasciando un Cavallo all'avversario, un nuovo 2 a 0 contro Godfrey, ed infine, ad armi pari, batte nientepopodimeno che Blackburne per 3 a 2. Sempre nel '71, nel corso del match tra Westminster e City of London, batte il quotato Medley.
L'anno seguente (ricordate, siamo nel 1872) viene battuto da Steinitz per 2 a 0 , e nel '74 batte Cooper nel match tra il City of London ed il Bermondsey Club (Potter concede all'avversario un Cavallo), mentre l'anno seguente decide di mirare più in alto, ed affronta il fortissimo Zukertor in match: il risultato finale di 8 a 6 in favore di Zukertort depone comunque a favore della forza di gioco di Potter, il quale, quello stesso anno, affronta due volte Fenton, un forte dilettante londinese: il primo match, nel quale Potter concede Pedone e mossa, è vinto per 3 1/2 a 1/2 , mentre il secondo, nel quale Potter concede Pedone e due mosse, vede ancora vincitore Potter per 3 1/2 a 1 1/2.
Viene considerato, a questo punto, uno dei più forti giocatori britannici, cosa che viene confermata dal suo 8 su 12 al torneo del Simpson's del 1876. Potter è divenuto un fervente seguace delle teorie di Steinitz, ed i suoi commenti di quegli anni sui Westminster Papers e sul City of London Chess Magazine sono permeati di un sottile humour britannico che non manca di impressionare i lettori ("C'è in questa mossa una notevole dose di acido prussico", "Ora la Speranza dichiara di avere un appuntamento da qualche altra parte"). Sempre nel '76 patta contro il reverendo Wayte (severo detrattore delle teorie steinitziane) nel corso del match a squadre tra il Saint George's ed il West End Club.
Dal '72 al '74 anima, con Steinitz, il match per corrispondenza tra Londra e Vienna, ed è proprio in quel periodo che si sviluppa la rivoluzione steinitziana e che Potter diviene acuto seguace di queste "nuove" teorie, che costituiranno una autentica rivoluzione.
Non perderà mai la sua propensione agli originali impianti di apertura, pur sempre ispirati alla solida teoria di Steinitz, suo mentore.
Nel '78 affronterà due volte il forte Heywood: dandogli un Cavallo vincerà 4 a 1, mentre dandogli Pedone e due mosse patterà. Nel '79 sarà la volta di un match contro il fortissimo ma imprevedibile Mason ("imprevedibile" a causa della sua propensione al nettare scozzese), ed il risultato finale sarà di parità assoluta (5 a 5 con 11 patte). Nel 1880 patterà con Heywood dandogli un Cavallo di vantaggio, perderà con onore da Zukertort per 2 a 4 con 8 patte, e nell' 81 batterà per 2 a 0 il reverendo Owen.
La sua ultima attività "ufficiale" risulta essere la patta con il reverendo Wayte nel corso del match tra il City of London ed il Saint George's.
Potter auspicò una maggiore diffusione del gioco tra le classi "popolari" e, come ho scritto nella mia "Storia degli Scacchi", voglio immaginarlo come sostenitore delle Trade Unions. Sul piano puramente scacchistico, sostenne la rivoluzione steinitziana, e lo stesso Steinitz gli riconobbe un ruolo fondamentale nel radicamento delle proprie idee nell'ambiente scacchistico londinese, in contrasto con i vari MacDonnell, Wayte e altri "nostalgici" degli attacchi alla baionetta.
Morirà nel 1895, dopo aver assistito alla sconfitta del suo maestro Steinitz ad opera dell'astro nascente Emanuel Lasker.

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12 maggio 2013

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117 - Niente di nuovo

John McCutcheon, il giocatore americano che svolse approfonditi studi sulla Difesa Francese e profondo studioso anche delle altre aperture e difese, di fronte ad un tratto insolito di apertura era solito commentare: "Non è nuova, ma abbastanza vecchia per essere nuova"
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9 maggio 2013

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116 - E la nave va .....

Di ritorno dal grande torneo di Cambridge Springs, i giocatori europei si imbarcarono sulla steamship "Pretoria" (la stessa che li aveva condotti negli USA) e, tanto per non perdere il vizio, Marco (4° classificato) e Janowski (2° a pari merito col campione mondiale Lasker) si lanciarono in un match quasi amichevole.
La sesta partita di quel match, giocata il 13 giugno 1904, venne commentata da Janowski ed è un esempio dello stile di gioco di quest'ultimo e della sua abilità nello sfruttare gli Alfieri (i suoi pezzi "preferiti" in misura quasi patologica).
Marco - Janowski : 1. e4 e5  2. f4 Ac5  3. Df3 (Un'innovazione che merita considerazione) (In realtà il tratto del testo venne giocata due volte da Charousek nel 1896, contro Showalter e Maròczy; P.B.) Cc6  4. c3 d6  5. Ac4 Cf6 (5. ... Ae6 era più forte) 6. d3 0-0 (Prematura, in vista della facilità con cui il Bianco imbastisce un attacco sull'ala di Re. Anche qui, 6. ... Ae6 era migliore) 7. f5 Rendendo difficile lo sviluppo dell'Alfiere di Donna avversario, e minacciando g4 , seguita da h4) d5  8. Ab3! (8. A:d5 C:d5  9. e:d5 Ce7  10. g4 D:d5 , oppure 8. e:d5 e4  9. d:e4 Ce5  10. De2 C:c4  11. D:c4 C:e4 sarebbero state svantaggiose per il Bianco) d:e4  9. d:e4 Dd6  10. Ag5 (Con 10. g4 il Bianco avrebbe messo l'avversario in una posizione veramente complicata) h6  11. A:f6 (La risposta a 11. Ah4 sarebbe stata 11. ... Td8) D:f6  12. Cd2 Td8 (Prendendo possesso della colonna aperta ed avendo in mente la possibilità di potere, eventualmente più tardi, di fuggire col Re via f8 e e7) 13. 0-0-0 a5 (Per impostare un contrattacco e scacciare l'Alfiere dalla sgradevole diagonale che occupa) 14. h4 (In posizioni di questo tipo è raro avere tempo per difendersi, e la vittoria va al giocatore che può attaccare con maggiore rapidità) a4  15. Ac2 b5  16. Ce2 b4  17. g4 b:c3 (Troppo presto. 17. ... Aa6 , minacciando 18. ... A:e2 seguita da 19. ... b:c3 sarebbe stata molto più forte) 18. C:c3 (Forzata, poichè 18. b:c3 consentirebbe 18. ... Aa3+ eccetera) Cd4  19. Dg2 a3  20. g5 (20. b3 era più solida) a:b2+  21. Rb1 Dc6  22. g:h6 (Non c'è tempo per giocare 22. f6 a causa di 22. ... Ab4) D:h6  23. Cb3 Aa3  24. Cb5 (Allettante, ma il Bianco non ha esaminato a fondo le conseguenze) C:b5 (L'attacco che si ottiene fornisce un ampio compenso per il sacrificio di qualità) 25. T:d8+ Rh7  26. Td3 (Se 26. Dg3 segue 26. ... Tb8 , minacciando matto in poche mosse mediante 27. ... Dc1+. Dopo 27. T8d1 il Nero vince con 27. ... Dc6) Tb8  27. Dg5 (La minaccia era 27. ... Dc1+  28. T:c1 b:c1=D+  29. C:c1 Cc3+ e matto alla seguente) Aa6  28. Cd2 Ac5  29. Thh3 Cd4  30. Tb3 (Dopo 30. Tdg3 Ab4  31. Cb3 C:c2  32. R:c2 c5 la perdita di un pezzo è inevitabile) C:b3  31. A:b3 f6  32. D:h6+ (Se 32. Dg2 segue 32. ... Ab4 eccetera) R:h6  33. R:b2 (Ora il materiale è pari, ma il Nero ha i migliori Pedoni, la coppia degli Alfieri ed una posizione superiore) Td8 (Decisiva) 34. Rc2 (Se Cf3 Ch5 eccetera, e se 34. Cc4 Td4 eccetera) Ab4  35. Cb1 Ab7 , il Bianco abbandona (I suoi Pedoni e, f ed h sono indifendibili).

Fonte: La Stratégie del 21 settembre 1904.
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8 maggio 2013

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114 - Marshall's swindles

Alcune delle più brillanti mosse di Marshall sembrano, a prima vista, errori di stampa

W.E. Napier

P.S. Le citazioni di Napier provengono dal suo Napier's Amenities and Background of Chess-Play
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